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Marmitte dei giganti del M. Sumbra
una piccola storia...
dedicata ad una marmitta distrutta negli anni '70
 







 

La mia assenza è presenza...

Non ricordo più quando sono nata. Forse in giorni lontani nel tempo, quando ghiaccio e neve coprivano queste terre fino all’orizzonte. Il fiume non era fiume e l’acqua non era più acqua. Nessun segno d’uomo intorno, perché una bianca e gelida morte avvolgeva ogni cosa… perché vento e tempesta allontanavano da qui.

Poi il caldo arrivò lentamente, con passi impercettibili da non lasciare traccia in superficie. L’acqua apparve per incanto tra la nuda roccia e la sua coltre di ghiaccio. Piccole gocce presto diventarono rivoli e i rivoli diventarono ruscelli e i ruscelli diventarono torrenti. Erano già fiumi vorticosi che scorrevano dentro grotte di ghiaccio, in un vortice di acqua e pietre. Mille scalpelli di diaspro scolpirono i lati di queste montagne mentre la corrente mulinava. Il pavimento di marmo più non era un piano inclinato, ma una cascata di enormi vasche sospese.

Tutto durò un anno… o forse un secolo… o un millennio o più… non lo ricordo.

Il sole tolse in fretta la coperta di ghiaccio, come un lenzuolo bianco sopra una statua. Così, gli occhi dei primi uomini videro la meraviglia nascosta in me.

Nella gioventù ho conosciuto lo splendore della forma sferica, con le linee sinuose che segnano cerchi perfetti. Le acque, finalmente gentili, potevano accarezzare i miei fianchi arrotondati.

Il tempo purtroppo passa in fretta e lascia i suoi profondi segni.

I profili netti di ieri sono già bordi smussati dal tempo. Ho così vissuto un’età di forme ammorbidite dagli anni, ma in me c’era l’orgoglio di un’antica bellezza.

Non ho incontrato radici di alberi nelle pieghe del mio corpo, perché la corrente ripuliva il mio letto. Liscia e luminosa era ancora la mia pelle. Il tempo passava ed io mi difendevo…

Ma non sapevo e non potevo sapere che il mio corpo è roccia e la mia roccia è marmo. Poi ho capito che il marmo accende il desiderio degli umani e talvolta spinge alla follia….
Io l’ho imparato a mie spese.

Alcuni uomini sono venuti qui un giorno senza un ordine e una regola. Non hanno avuto alcun rispetto, né pietà di me.

Gli uomini stesero il filo e cominciarono a tagliare questo mio corpo di roccia. Ricordo soltanto il sibilo che mi avanzava dentro e il tonfo greve delle mie membra tagliate... Ho vissuto da sola in cerca di qualcosa e poi all’improvviso non ero più…

Qualche anno dopo, altri uomini dissero che il mio sacrificio non era stato invano. Aggiunsero che non verrà mai un’altra volta…

Io non so se così sarà per sempre… ma ora, questa mia innocente assenza è una scomoda presenza dentro di voi…

Antonio Bartelletti
 


 


 



Marmitta durante il folle taglio degli anni '70
 

 


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